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Manta

Manta Ray in ThailandLa Manta è uno dei pesci che il più dei Subacquei desiderano incontrare quando vengono a fare immersioni in Thailandia. Non solo può arrivare a grandi dimensioni, ma è anche curiosa, elegante e totalmente non aggressiva.

Conduce uno stile di vita da nomade degli oceani e predilige le acque temperate dei tropici. Ama volteggiare intorno alle cime delle montagne sommerse, attratta dalle grandi quantità di plankton, suo alimento principale, che si ammassano in queste aree.

La Manta non è quell’animale solitario che molti credono. In realtà tende a riunirsi in gruppi, a volte anche numerosi in certi periodi dell’anno, specialmente in presenza di abbondante nutrimento e nella stagione degli accoppiamenti.

Il mondo delle Mante è governato da un ordine gerarchico. Spesso ho notato che le Mante più grandi, maschi o femmine che siano, tendono ad allontanare, anche con posture aggressive, sia gli esemplari più piccoli che gli altri pesci, da quella che considerano la loro zona di nutrimento.

Riconoscendo il significato della postura, credo di essere stato io stesso bersaglio di questo tipo d’atteggiamento “bullista”. E’ la stessa che si riscontra in tutta la famiglia degli Squali, a cui la Manta appartiene, con l’inarcare del dorso e l’abbassare delle pinne pettorali. La regola è “l’animale più grande mangia per primo”.

Durante questa dimostrazione di forza, la Manta si dirige velocemente verso l’animale più piccolo, chiudendo le ali a cerchio, per poi riaprirle a poca distanza e deviare all’ultimo momento dal malcapitato bersaglio. Il tutto è in realtà affascinante ma, allo stesso tempo, molto intimidatorio. Nello stesso modo scacciano, a volte, dalla barriera anche le Mante più piccole.

Per la gioia e la fortuna dei Subacquei, le Mante amano mantenersi pulite. Frequentano quindi assiduamente alcuni punti della barriera corallina conosciuti come “stazioni di pulizia”. Queste “stazioni” sono gestite da squadre di pesci pulitori e piccoli pesci Angelo. La Manta resta quasi immobile, anche per lunghi periodi, su queste zone, permettendo ai pesci pulitori di avvicinarla e staccare dalla sua pelle tutti i parassiti che ha raccolto nel suo girovagare per gli oceani.

Ho avuto la fortuna di vedere anche cinque o sei Mante, tutte in fila, attendere il loro turno per la pulizia in una di queste stazioni. Poichè i pesci pulitori sono prevalentemente stanziali, una volta individuato uno di questi punti, sarà facile, per la vostra Guida Subacquea, accompagnarvici nella speranza di realizzare il vostro sogno di vedere le Mante da vicino. Seguite sempre scrupolosamente le indicazioni della vostra Guida sul comportamento da tenere, perchè al minimo disturbo la o le Mante andranno via e l’occasione sarà persa.

I piccoli pesci pulitori non corrono alcun rischio con le Mante o con gli altri pesci a cui offrono i loro servigi. In realtà ricoprono un ruolo molto importante nel mondo marino, essendo l’unico modo per i pesci di liberarsi dai parassiti e dalla pelle morta.

Le Mante appartengono alla famiglia delle Razze e sono parte del gruppo dei pesci a scheletro cartilagineo. Come altri Squali non hanno denti e si nutrono filtrando l’acqua, con file di sottili placche sul fondo della gola, per estrarne il cibo. Il loro cibo è il plancton, la più abbondante riserva alimentare degli oceani, formato da un insieme di animali microscopici, piccoli pesci e piccoli crostacei.

Quantunque in grado di crescere fino a dimensioni ragguardevoli, le Mante non sono immuni dagli attacchi dei predatori, e se ne vedono spesso esemplari che hanno perso del tutto od in parte la coda od addirittura con la chiara impronta di un morso che gli ha asportato parte di una pinna. Testimonianza certa di un attacco da parte di qualche grosso Squalo affamato.

La femmina della Manta porta le uova nel suo ventre fino alla loro schiusura, e dà alla luce un piccolo, perfettamente formato, circa sei mesi più tardi. Il processo è detto ovoviviparo, con il piccolo che nasce e si sviluppa nel ventre della madre ma con la placenta non collegata ad essa, stessa placenta di cui si nutre, assieme alle altre uova, fino al momento del parto.

Il numero delle Mante, come sfortunatamente per molti dei grandi esseri marini, è in declino, spinto dalla pesca indiscriminata, dall’inquinamento dei mari ed in generale dallo sconsiderato comportamento umano. E’ assolutamente affascinante fermarsi ad osservare una Manta volteggiare con grazia ed eleganza, apparentemente senza sforzo alcuno, nell’azzurro del mare e dovremmo fare del nostro meglio, per quello che possiamo, perchè anche i futuri Subacquei possano un giorno godere di questo spettacolo.

Manta – Specifiche

Famiglia: Mobulidi
Genere: Manta
Nome comune: Manta
Nome scientifico: Manta Birostris
Diffusione: Tutto il mondo
Dieta: Carnivora
Vita media: 15 – 20 anni
Stato di conservazione: Quasi a Rischio
Colore: nero-bianco o grigio
Habitat: Acque Tropicali
Alimentazione: Pesci, Plancton, Gamberetti
Predatori: Squali, Uomini, Orche marine
Caratteristiche distintive: Dentatura a placche sottili e corpo enorme

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Cavalluccio Marino

I Cavallucci Marini (Hippocampus comes – Tiger Tail Sea Horse) sono tra le creature più ricercate dai tanti Subacquei che si immergono nelle acque Thailandesi, specialmente da quelli che effettuano Crociere alle  Isole Similan ed alle Phi Phi. Sono molto difficili da scovare, come può dirvi qualunque Guida Subacquea, muovendosi raramente dal loro punto d’ancoraggio ma, per fortuna, prevalentemente stanziali, quindi ritrovabili nello stesso punto una volta individuati.

I Cavallucci Marini sono bravissimi nell’arte della mimetizzazione e devono esserlo perchè ne va della loro sopravvivenza, facili prede, altrimenti, dei tanti predatori di barriera. Hanno una certa somiglianza, grazie alla testa, con i Cavalli che conosciamo sulla terraferma, ma il tutto termina qui.

Il Cavalluccio Marino Tiger Tail è normalmente di color giallo, con stiature nere sulla coda, utilizzata per ancorarsi alla barriera, che assomiglia a quella di una Tigre, dandogli così il nome.  Nuovamente, la similitudine tra i due animali termina qui.

Recentemente, durante un’immersione a Koh Doc Mai, ho avuto il piacere di individuare un Cavalluccio Marino più scuro del normale, in livrea giovanile, con dimensioni di circa la metà di un esemplare adulto.

Non più lungo di 12 centimetri, il Cavalluccio Marino è classificato come un pesce, quantunque non abbia le scaglie e la testa formi un angolo con il resto del corpo. La bocca è in cima ad un muso, relativamente lungo, usato con abilità per arrivare al cibo di cui si nutre. La sua dieta include piccoli pesci, plankton, piccoli gamberetti e forse alcuni polpi dei coralli.

I Cavallucci Marini hanno diverse pinne. La dorsale è quella che usano per nuotare, e sembra che volino lentamente nello spostarsi e le pettorali, che sembrano orecchie, usate per dirigersi  e da stabilizzatori. Nella fase giovanile, il Tiger Tail, a differenza di altri Cavallucci Marini, ha anche una piccola pinna in fondo alla coda (tail fin), che perderà poi nell’età adulta.

Per mimetizzarsi sono abili nel cambiare colore e possono addirittura sviluppare un secondo strato di pelle filamentoso se questo li aiuta a nascondersi meglio nel loro habitat. Possono anche cambiare colore rapidamente, a seconda dell’umore, come ad esempio quando sono pronti ad accoppiarsi.

Come già detto, il Cavalluccio Marino Tiger Tail, è normalmente di color giallo, ma se ne possono trovare a volte di neri ed anche di marrone scuro. Le righe, che sono sulla coda, non sono sempre distinguibili ed il colore dello stesso esemplare può variare con la sua età.

Normalmente li si incontra a coppie, ancorati con la coda al corallo duro o molle ed in acque tranquille. La loro unicità è rappresentata dal fatto che la femmina porta le uova, dopo la loro fertilizzazione, in una sacca ventrale simile a quella dei Canguri e partorisce, dopo circa 4 settimane di gestazione, anche più di 1500 piccoli alla volta. I piccoli sono perfettamente formati, anche se millimetrici, e pronti ad affrontare da soli la vita in mare. Chiaramente la percentuale di mortalità infantile è altissima, fungendo essi da alimento per tante altre specie marine.

La loro sopravvivenza è messa a rischio dall’eccessiva richiesta del mercato Asiatico. I Cinesi, infatti, ritengono abbia proprietà medicali, cosa mai realmente provata, spingendo le vendite annuali sino ad oltre i ventimila esemplari. Fortunatamente, negli ultimi anni, i controlli sulla pesca e vendita di queste belle e pacifiche creature si sono fatti più stringenti, facendo crescere la speranza di tornare a vederli numerosi nelle acque della Thailandia.

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Squalo Balena

Hin Muang Diving Site Highlight - Whale Shark with Trevally
Squalo Balena con Carangidi

L’incontro con lo Squalo Balena è nella lista dei desideri di ogni Subacqueo, ed è la richiesta più frequente che riceviamo da quelli che vengono in Thailandia, per una Crociera Subacquea con il Colona Liveaboards, a bordo del MV Giamani.

Ci si potrebbe aspettare che l’avvistamento di un pesce così grande, anche se sott’acqua, sia facile, ma in effetti non è proprio così. La taglia media di questo gigante dei mari è infatti di circa 6 metri, con il più grande mai avvistato che superava i 12, ma continuano ad esserci Subacquei, con anni d’attività e centinaia d’immersioni, che non ne hanno ancora incontrato uno.

Lo Squalo Balena non è, come qualcuno potrebbe immaginare, l’incrocio tra uno Squalo ed una Balena, che ne farebbe certo la creatura più strana al mondo, ma un vero e proprio Squalo. Lo Squalo più grande al mondo ed il pesce più grande al mondo, appartenendo le Balene alla famiglia dei mammiferi.

Gli Squali Balena frequentano le calde acque tropicali intorno al mondo, con parecchi avvistamenti in acque basse, nelle vicinanze delle stesse barriere coralline frequentate dai Subacquei. Recenti studi hanno però dimostrato che sono capaci di immergersi fino a 500 metri di profondità, anche se le motivazioni per scendere a tali quote, come per altri abitanti dei mari, restano un mistero.

A causa del tardo raggiungimento della maturità sessuale da parte degli squali, molti di essi, incluso lo Squalo Balena, sono stati posti dal WWF nella lista delle specie ad alto rischio d’estinzione.  In tutta l’Asia questi magnifici pesci sono cacciati per le loro pinne, considerate ottime per la zuppa ed afrodisiache, mentre altri pericoli derivano dall’inquinamento dei mari, dalle reti da pesca abbandonate  ed in generale dai tanti abusi portati dall’uomo al suo ambiente.

La femmina dello Squalo Balena mantiene nel suo ventre centinaia di uova fecondate, incubandole fino alla loro schiusura, e quindi partorendo piccoli Squali vivi.

Sfortunatamente la percentuale di mortalità infantile è molto alta in questa specie e solo pochi esemplari, delle decine dati alla luce, arriveranno ad essere adulti. Si ritiene che il resto delle uova non dischiuse vengano usate quale alimento iniziale per i piccoli nati. L’aspettativa di vita stimata, per lo Squalo Balena, va dai sessanta ai cento anni.

Quest’anno i Siti d’immersione del Sud della Thailandia hanno registrato un incredibile aumento nelle presenze degli Squalo Balena, con un numero d’avvistamenti mai riscontratosi negli ultimi dieci anni. In alcuni casi si sono avvistati fino a tre diversi Squalo Balena contemporaneamente nella stessa area, cosa normalmente molto rara nelle acque Thailandesi.

Gli Squalo Balena sono dei filtratori, nutrendosi prevalentemente di plancton, portato dalle correnti nelle acque calde e superficiali. Seguono quindi le correnti ricche di plancton e si nutrono nuotando a bocca spalancata, ingoiando enormi quantità d’acqua, per filtrarne il nutrimento che trattengono, ed espellendola poi dalle branchie sui lati della gola. La sua bocca è enorme, fino a due metri di diametro, potendo, se volesse, ingoiare tranquillamente anche un Subacqueo ma, per fortuna, non siamo nella sua lista alimentare.

Lo Squalo Balena è davvero una creatura affascinante, lento ma possente, enorme ma elegante, squalo ma pacifico per l’uomo.

Ho conosciuto Subacquei, con solo poche immersioni al loro attivo, che avevano già avuto la fortuna d’incontrare lo Squalo Balena, ed altri, con anni d’immersioni alle spalle, che ancora non lo avevano mai visto. Incontrarlo in mare, nel suo mondo, è l’unico vero modo per comprendere la grandezza di questo pesce.

Normalmente lo Squalo Balena si fa avvicinare dai Subacquei senza problemi. Probabilmente ci vede piccoli ed innocui e continua tranquillamente per la sua rotta ben sapendo che, con un solo colpo di pinna, può distanziarci a suo piacimento. Se poi viene infastidito dal rumore delle barche o da Subacquei troppo intraprendenti, si immerge allontanandosi in pochi secondi.

I Subacquei devono sempre agire con il massimo rispetto  verso questa stupenda creatura marina, così come verso tutti gli altri pesci che vivono liberi negli oceani. Solo questo, forse, permetterà ai futuri Subacquei di vivere le stesse nostre emozioni per un incontro con lo Squalo Balena.

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Razza macchie blu

Bluespotted Stingray swimming into the dark La Razza macchie blu, chiamata in alcuni paesi anche Razza di Kuhl, appartiene alla famiglia dei Trigoni, che a loro volta sono lontani parenti degli Squali, condividendo con essi lo scheletro cartilaggineo. Questa creatura affascinante è facilmente incontrabile, durante le immersioni, sui fondali sabbiosi, vicino alle barriere coralline, nelle prossimità di relitti e massi rocciosi. Scavando nella sabbia, infatti, si procurail cibo, mentre le barriere, i relitti e le rocce gli offrono riparo in caso di pericolo. Normalmente, con abili mosse del suo corpo, si nasconde appena al di sotto della sabbia, lasciando spuntare solo gli occhi, e resta in attesa di qualche preda che gli passi accanto. La sua dieta principale e costituita da granchi, aragoste, piccoli pesci, molluschi, polpi e vermi della sabbia. Tutti questi abbondano nella maggior parte delle barriere coralline, garantendo quindi la presenza e la vita di numerose Razze. La bocca della Razza non ha denti, ma solo placchette ossee con le quali frantuma la sua preda, prima di inghiottirla, dopo averla catturata e portata sul fondo. Notevole è la sua tecnica di caccia sui fondi sabbiosi dove, agendo con tutto il suo corpo come una ventosa, riesce a risucchiare in superfice le prede, che poi mangia direttamente grazie alla sua bocca posta nella parte inferiore. La coda della Razza, normalmente lunga il doppio del suo corpo, ospita, verso la sua metà, due pungiglioni (barbi) velenosi, usati per difendersi in caso si senta aggredita. Il suo veleno è pericoloso anche per l’uomo e può portare alla necrosi dell’area intorno alla ferita. Meglio ammirarle senza avvicinarsi troppo e mai cercare di toccarle od afferrarle!  Blue spotted StingrayLa Razza macchie blu ha occhi di un giallo brillante, posti sulla sommità del corpo, con un campo visivo in grado di coprire tutta l’area che la circonda e, come gli Squali è dotata di spiracoli (sfiatatoi per l’acqua) posti appena dietro gli occhi. Potendone osservare la parte inferiore, troveremo invece la bocca e cinque o sei fessure branchiali. Questo particolare tipo di razza tende a vivere da sola, anche se si conosce poco delle sue abitudini notturne in mare aperto. I piccoli, fino a sette per ogni parto, vengono al mondo vivi, dopo essersi sviluppati nel ventre della femmina, nutriti nell’embrione dalla madre attraverso il cordone ombelicale, e la loro livrea ha già le caratteristiche macchie blu della specie. Nella fase di corteggiamento il maschio segue continuamente e da vicino la femmina fino a quando questa è disponibile all’accoppiamento, poi la fertilizza internamente, utilizzando il proprio organo maschile, mentre la tiene ferma aggrappandosi a lei con la bocca ed il bordo del corpo. La seguente gestazione va dai quattro ai dodici mesi.

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Pesce Balestra Titano

Titan Trigger Fish searching SandIl Pesce Balestra Titano è l’esemplare più grande della sua famiglia, può raggiungere il metro di lunghezza, ha una forma a largo ovale e dispone di solidi muscoli. Lo si incontra normalmente in immersioni diurne, mentre si ciba di ricci, coralli duri, crostacei e vermi di mare. Il suo nome deriva dalla pinna dorsale che erge immediatamente quando si sente in pericolo o quando dorme, usandola per incastrarsi in sicurezza tra i coralli o nelle spaccature delle rocce. In Thailandia è molto facile incontrarli in quasi tutte le immersioni, specialmente se su fondi parzialmente sabbiosi, dove mettono in pratica la loro peculiare tecnica per procurarsi il cibo. Li si vede, infatti, perpendicolari al fondo che, con potenti “soffi” d’acqua dalla bocca, smuovono la sabbia scoprendo e mangiando le piccole creature che vi si celano. Spesso sono circondati da altri piccoli pesci di barriera che cercano di approfittare di quanto smosso dal fondo grazie alla sua tecnica di caccia. La colorazione del Pesce Balestra Titano è un giallo sporco, picchiettato di scuro, con venature di nero intorno alle pinne, relativamente piccole. Gli occhi possono muoversi indipendentemente e sembrano avere venature rosse al loro interno. Il suo muso e la bocca sono talmente resistenti da non aver alcun problema a rompere e cibarsi dei ricci di mare, di cui va ghiotto, che spesso si trovano nei fondali della Thailandia. Se vi è mai capitato di pungervi con un riccio di mare, capirete sicuramente quanto debba essere resistente la pelle di questo Titano! Normalmente non si curano troppo dei subacquei e, se ci si avvicina mentre mangiano, tendono a continuare imperterriti o si allontanano in cerca di zone più tranquille. Prevalentemente sono pesci solitari, tranne che nel preriodo dell’accoppiamento dove li si incontra in coppie, e molto gelosi del proprio territorio. Se un altro Titano più piccolo invade la sua area, sarà attaccato vigorosamente ed inseguito fino al suo definitivo allontanamento.  Titan Trigger Fish, Cleaner Wrasse L’unico periodo in cui il Pesce Balestra Titano diventa realmente molto pericoloso anche per i subacquei è quando protegge i suoi piccoli nel nido. Egli non esita, infatti, ad attaccare qualunque essere, grande o piccolo che sia, che entri in quella che considera la sua area di rispetto. Il nido è normalmente sul fondo sabbioso, e lui considera un cono rovesciato, con vertice nel nido e che si estende fino alla superficie, quale sua area di sicurezza. Quando si tratta di difendere quest’area non ha paura di nulla, e morde ed insegue il malcapitato sino a spingerlo al di fuori del suo dominio. Mentre inavvertitamente ci si avvicina al limite di quello che è considerato da un Titano il proprio dominio, si potranno ricevere un paio di “attacchi d’avvertimento”, dove il Titano nuoterà velocemente verso il subacqueo per poi deviare ed allontanarsi. In questo caso è meglio cercare un passaggio alternativo, allontanandosi da quella zona, in quanto, procedendo, si verrà attaccati realmente e da denti in grado di rompere il corallo più duro. Occasionalmente sono stato attaccato da questo “pesce pazzo” e ricordo ancora quando dovetti attraversare un canion sabbioso dove più di un Titano stava proteggendo il proprio nido, con il risultato di trovarmi una pinna con qualche pezzo in meno alla sua estremità. Il mio suggerimento è di essere vigili, fare sempre molta attenzione e seguire il Divemaster che saprà nel caso come comportarsi. Nell’accoppiamento i Pesci Balestra Titano eseguono una danza di corteggiamento, poi la femmina depone le uova nel nido ed il maschio le fertilizza. Da quel momento la femmina resta a guardia del nido e dei suoi piccoli, fino a quando, un pò cresciuti, li accompagna alla barriera corallina più vicina dove cresceranno, cibandosi di zooplancton, fino a quando saranno anch’essi in grado di mordere il corallo e “soffiare” nella sabbia.

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Lion Fish

Fire Fish Portrait - Similan IslandsIl Lion fish (Pterois volitans) è senza dubbio uno dei pesci più affascinanti che si possono incontrare sulle barriere coralline, incluse quelle in Thailandia. Mentre fluttua gentilmente nelle acque basse è difficile immaginare quanto possa essere pericoloso. Uno sguardo più attento svelerà comunque che, sotto tutte quelle bellissime appendici, aculei e pinne simmetriche, si cela uno dei più pericolosi predatori dell’oceano. Il Lion fish appartiene alla famiglia degli Scorpenidi, ed il solo nome ci dice già qualcosa della sua indole. Il suo aspetto è inconfondibile, di colore prevalentemente marrone con striature bianche, anche se in Thailandia se ne trovano di neri normalmente un po’ più piccoli, possiede piccole appendici estendibili al di sopra degli occhi e sotto la bocca e lunghe pinne pettorali pieghettate. E’ dotato di 13 aculei dorsali, 10 od 11 laterali e 3 anali. Un esemplare adulto può raggiungere dimensioni notevoli, specialmente in siti con abbondanza di cibo, quali normalmente sono i relitti, dove i piccoli pesci si nascondono e crescono nella loro fase giovanile. Ama le calde acque tropicali e tende a vivere nelle vicinanze delle barriere coralline, in acque basse, quantunque ne siano stati avvistati esemplari a 300 metri di profondità. Il Lion fish è anche spesso utilizzato negli acquari dove resta fino a quando, una volta cresciuto, tende a mangiare tutti gli altri pesci. Questa tendenza ha portato a rilasci di Lion fish anche in acque non propriamente sue, quali quelle più fredde delle coste Americane, creando un vero e proprio problema alle altre specie di pesci che popolano quelle acque. Con la sua voracità, infatti, tende a crescere a dismisura mangiando tutti i pesci che trova più piccoli di lui, e così facendo impoverisce grandemente la fauna di quelle zone di mare.Carmen with Lion Fish - Diving Similan Islands Gli aculei del Lion fish sono estremamente pericolosi, rilasciando un pungilione velenoso a chiunque sia tanto folle o maldestro da toccarli. Il dolore può essere straziante, causare abbondante sudorazione, problemi respiratori e persino paralisi. Bambini ed anziani sono i soggetti più a rischio. Il suo veleno è una combinazione di proteine, tossine neuromuscolari ed un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina, il tutto molto nocivo, siate sempre molto attenti a cosa toccate in mare! Se punti cercate immediatamente cure mediche! I Lion fish sono normalmente creature solitarie, ma a volte se ne incontrano in piccoli gruppi costituiti da un esemplare maschio (più grande) ed alcune femmine (harem) che si accoppiano con lui. Il maschio è particolarmente aggressivo e difende il proprio harem e territorio. La femmina del Lion fish, durante l’accoppiamento, rilascia migliaia di uova, anche 15000 ogni volta, che vengono poi fertilizzate dal maschio. Queste uova sono portate dalla corrente per un paio di giorni e poi si schiudono dando vita ad un piccolo di Lion fish. Il piccolo resta vicino alla superficie, mentre cresce fino ad una dimensione che gli permetta di difendersi e poi scende sul fondo per unirsi alla più vicina comunità di pesci di barriera.